Mi chiamo Sauro, ho 62 anni, sono in pensione anticipata perché invalido.
Avrei preferito continuare a lavorare ma la mia salute non me lo ha più permesso. Accontentandosi, si riesce a tirare avanti anche con la pensione di invalidità.
La psoriasi è una presenza nella mia vita dal 1973; ho detto ‘presenza’ perché è stata a volte discreta ma a volte molto ingombrante. La definirei una presenza fastidiosa.
“L’ho mal sopportata da subito ma poi, per esperienza, ho realizzato che se io non cerco di mandala via, “lei” non mi da fastidio più di tanto.”
Il dramma c’è stato quando si è manifestata l’artrite psoriasica. Da allora il fastidio è stato affiancato dal dolore. Era il 2001 e come in una guerra di conquista, l’artrite si è “mangiata” parecchie articolazioni che ora sono gonfie e dolenti. Questa patologia mi ha cambiato la vita.
“Da ragazzo mi vergognavo per cui ho imparato a vivere in seconda fila, dietro le quinte.”
L’artrite mi ha fatto piangere parecchio, soprattutto perché, non riuscendo più a fare quello che facevo prima, mi sono sentito un “ buon da niente”, un incapace.
Mai cadere nella tristezza e nella solitudine. Per fare questo ho cercato di evitare quei social dove non si fa altro che maledire e lamentarsi. Invece l’associazione non è il “bar dello sport” ma ci sono persone che portano avanti un progetto ben preciso e cioè essere di aiuto e di sostegno a chi è malato.
Dietro ad ogni iniziativa ci sono persone che si danno da fare, che lavorano per realizzare idee per la tutela di chi, pur gridando aiuto, la sua voce non va più lontano del proprio naso.