Che cos’è l’obesità?
L’obesità è attualmente considerata il più grave problema di salute pubblica del XXI secolo.
L’obesità è una condizione medica caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo che può portare effetti negativi sulla salute con una conseguente riduzione dell’aspettativa di vita.
La mappa mondiale dell’obesità
Come si misura?
L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce l’obesità attraverso l’indice di massa corporea (IMC), dato biometrico che mette a confronto peso e altezza: sono considerati obesi i soggetti con l’IMC maggiore di 30 kg/m², mentre gli individui con l’IMC compreso fra 25 e 30 kg/m² sono ritenuti sovrappeso.
E’ noto che i pazienti affetti da psoriasi sono spesso in sovrappeso rispetto alla popolazione in generale e frequentemente obesi. Il controllo del peso corporeo è molto importante perché può influire sulla scelta delle terapie sistemiche e sulla loro efficacia.
La perdita di peso e una corretta alimentazione unite a esercizio fisico possono contribuire a diminuire la gravità della patologia, ridurre le recidive.
Cenni storici su psoriasi e dieta
Uno studio ha valutato l’andamento della malattia psoriasica in corso di restrizioni dietetiche estreme, quali quelle vissute durante la 1° guerra mondiale. Durante il periodo bellico, a dispetto delle ovvie condizioni di stress psicologico, i soggetti affetti da psoriasi e costretti a una dieta limitata avevano mostrato un iniziale miglioramento del quadro clinico, con recidiva delle lesioni cutanee dopo ripresa di un’alimentazione regolare.
Perché è un fattore di rischio per la psoriasi?
Numerosi studi epidemiologici hanno suggerito che il decorso clinico della psoriasi può essere influenzato da un IMC elevato e da una condizione di obesità, così come suggeriscono una eziologia genetica comune.
Psoriasi e obesità infatti condividono alcune citochine patogene contenute nel grasso viscerale tra le quali il
TNF-alfa, che oltre ad essere elevate nelle chiazze psoriasiche, giocano un ruolo importante nella patogenesi della psoriasi.
Il TNF-alfa è inoltre un marcatore di infiammazione e oggi esistono farmaci anti TNF-alfa utilizzati nel trattamento della psoriasi medio grave.
Sono stati evidenziati nei pazienti psoriasici vari componenti della sindrome metabolica (non è una singola patologia ma un insieme di fattori rischio che aumentano la possibilità di sviluppare patologie cerebro e cardiovascolari e diabete):
- presenza di una quantità eccessiva di grasso corporeo, specie a livello addominale, il cosiddetto grasso viscerale con variazione del rapporto peso/altezza (indice IMC)
- elevati valori di colesterolo ldl e trigliceridi nel sangue
- ipertensione arteriosa (valori pressori > 140/90)
- bassi livelli di colesterolo Hdl (il colesterolo cosiddetto “buono”)
- resistenza all’insulina, con conseguente iperglicemia
- iperuricemia
Di recente è stata pubblicata una revisione della letteratura scientifica (Journal of American Academy of Dermatology) che dimostra il netto legame tra sindrome metabolica e psoriasi grave.
La psoriasi non è soltanto un problema che riguarda la pelle, ma va inquadrata come una patologia ad interessamento “sistemico”, che riguarda cioè tutto l’organismo e può essere associata a numerose altre malattie.
Il legame fra psoriasi e diabete, obesità e IMC
Anche uno studio danese, condotto su oltre 33 mila gemelli e pubblicato sulla rivista scientifica Jama Dermatology, dimostra il legame tra psoriasi, diabete, obesità e IMC.
I ricercatori danesi hanno analizzato oltre 33.000 coppie di gemelli (tra i 20 e 71 anni), il 4,2% di loro soffriva di psoriasi. Dopo aver preso in considerazione l’IMC gli studiosi hanno concluso che chi soffre di psoriasi ha spesso chili di troppo, particolarmente evidente nelle 720 coppie di gemelli all’interno delle quali uno dei due fratelli presentava la psoriasi: ad avere le chiazze sulla pelle era più spesso quello con eccessivo girovita.
Un altro studio del 2014 realizzato dallo Psoriasi Emilia Romagna Study Group ha coinvolto 303 pazienti obesi e in sovrappeso trattati per 20 settimane con piano dietetico ed esercizio fisico.
Il principale esito valutato dalla ricerca è stato la riduzione del punteggio PASI (indice che indica la gravità e la estensione della psoriasi dal 25% al 45%) quindi riduzione dell’estensione dell’area della psoriasi, oltre alla riduzione della gravità delle placche e soprattutto un importante aumento dell’efficacia del trattamento di cura.
L’impatto a lungo termine di una dieta rimane comunque, ancora da esplorare.
Conclusioni
- Minime riduzioni di peso possono determinare significativi miglioramenti della risposta alle terapie
- Riduzione degli switch terapeutici
- Riduzione dei costi
- Riduzione dei fattori di rischio cardiovascolare e sindrome metabolica