a cura del Dott. Alessandro Dabbene Vicesegretario nazionale Fimmg
La Medicina Generale necessita di riforme per far fronte a nuove necessità dovute alle richieste sempre maggiori di assistenza, a che punto sono i nuovi Accordi?
Il futuro della Medicina Generale ha raggiunto in questi ultimi anni un elevato livello di incertezza dovuto da un lato alla necessità di un modello che deve affrontare l’impennata di richieste di assistenza, sia da parte dei più giovani per un’aumentata percezione della necessità di prevenzione sia soprattutto da parte di una numerosità di soggetti anziani, pluripatologici e fragili in costante crescita, senza dimenticare che l’emergenza Covid ha rafforzato l’evidenza di dover ottimizzare il modello territoriale anche per far fronte a situazioni simili. Dall’altro lato, la medicina generale soffre un ritardo di almeno dieci anni rispetto all’applicazione della riforma approvata nel 2012 (cosiddetto Decreto Balduzzi), ritardo dovuto a motivi economici e politici, gravato negli ultimi anni dalla progressiva e ancora non risolta carenza di medici e dalla desertificazione sanitaria delle aree più disperse. Mentre il governo ha puntato, per risolvere il “problema territorio”, nelle case e ospedali di comunità e nella domiciliarità, senza precisare il ruolo e le funzioni della medicina generale, è stato fatto un grande sforzo di recupero del ritardo applicativo della legge Balduzzi e sono stati siglati nel 2022 e nel 2024 due Accordi nazionali della medicina generale che ora le Regioni devono applicare, in attesa di un ulteriore Accordo che ci aspettiamo di siglare entro un anno.Questi Accordi rispondono alle necessità di medici e popolazione promuovendo l’aggregazione in rete e in sedi condivise tra medici ma nello stesso tempo il mantenimento della capillarità degli studi su tutto il territorio nazionale, in modo da rendere più efficiente la cura senza rinunciare alla prossimità in un Paese caratterizzato da vaste aree a bassa concentrazione di popolazione. I modelli di aggregazione dei medici, con il supporto del personale di studio amministrativo e infermieristico, potranno agire efficacemente per la prevenzione (vaccinazione, stili di vita, screening oncologici) e per la presa in carico dei pazienti con patologia cronica attraverso percorsi che prevedano anche la consulenza degli specialisti. Allo stesso tempo, anche con l’ausilio della telemedicina, si potrà incrementare l’assistenza domiciliare con particolare riferimento alle cure palliative. L’aggregazione tra medici garantirà anche una maggiore continuità temporale dell’assistenza, in modo da allargare la fiducia del paziente per il proprio medico alla fiducia per il team e prevenire il ricorso a strutture di secondo livello quando non appropriate. Il Ministro ha compreso l’importanza dello sviluppo della rete tra professionisti e stiamo valutando le modalità di interazione con le Case della Comunità, anche attraverso il prossimo Accordo nazionale, in modo da sfruttarne le potenzialità senza rinunciare alla capillarità dei nostri studi. Il Governo è in ascolto anche sul tema dell’alleggerimento burocratico, rispetto al quale sono sul tavolo diverse proposte che potranno ridurre l’aggravio amministrativo e concederci maggiore tempo per la cura dei pazienti.