Lo scorso anno, un team di ricercatori del Dipartimento di Dermatologia presso la facoltà di medicina dell’Università della California-San Francisco (UCSF), ha pubblicato i risultati di un sondaggio condotto su scala nazionale per verificare l’impatto delle scelte alimentari sulla psoriasi.
Più di 1,200 membri della National Psoriasis Foundation hanno risposto alle 61 domande del questionario, con risultati significativi e addirittura sorprendenti. I risultati del sondaggio restituiscono un’idea chiara di quali siano i regimi alimentari più seguiti dai pazienti, così come dei cibi che sembrano provocare un aumento dei loro sintomi dermatologici di psoriasi e quelli che li riducono.
Più della metà dei partecipanti al sondaggio hanno indicato che ridurre il consumo di alcol, glutine e solanacee – cibi appartenenti alla famiglia di vegetali che include i pomodori, le patate, le melanzane e i peperoni – ha portato ad un evidente miglioramento dei sintomi. Anche l’integrazione di olio di pesce, verdure e vitamina D si è dimostrata utile.
I partecipanti hanno inoltre indicato che diversi regimi alimentari si sono dimostrati particolarmente efficaci nell’alleviare i loro sintomi: la dieta Pagano (che si basa sul principio che la psoriasi sia causata da un accumulo di tossine, conosciuto anche come “permeabilità intestinale”), la dieta vegana, e la dieta Paleo. Anche le diete senza glutine, Mediterranea e vegetariana sono state identificate come benefiche dai partecipanti.
Il Dr. John Y.M. Koo, direttore della Psoriasis, Phototherapy and Skin Treatment Clinic presso l’Universita’ della California-San Francisco, e co-autore dello studio, ha notato che ciò che accomuna queste diete così diverse tra loro è che tutte portano alla perdita di peso.
“Anche se non ci sono ancora dati effettivi che dimostrano con certezza quale di questi regimi alimentari sia il più efficace per i pazienti affetti da psoriasi, si è riscontrato per tutti un beneficio comune: la perdita di peso”, afferma Koo. “Nella misura in cui la dieta vegana, Paleo o senza glutine aiutano le persone a perdere peso, vale la pena sperimentarle.”
Cosa significa questo per la vostra dieta
I dati estrapolati dal sondaggio non dimostrano nulla in senso stretto, dice Koo. Tuttavia, Koo ritiene che questi risultati siano significativi. “Visto che il sondaggio si basa su dati raccolti dalla vita reale – su ciò che funziona o meno per i pazienti – i risultati possono essere incoraggianti per i pazienti,” dice. “I pazienti possono decidere di eliminare uno degli alimenti che attivano la risposta infiammatoria presenti nella lista o seguire uno dei regimi alimentari più efficaci proposti nel sondaggio e monitorare la propria risposta fisica nel tempo.”
Per fare questo, i pazienti dovrebbero tenere un diario alimentare, procedere in modo convinto per tentativi, e “mantenere una mentalità aperta, tenendo presente che ciò che funziona per una persona, potrebbe non funzionare per un’altra,” spiega il Dr. Wilson Liao, autore principale dello studio. “Dovrebbero anche prendere in considerazione di rivolgersi ad un nutrizionista, oppure ad un medico con una buona conoscenza dell’alimentazione, per poter costruire un regime alimentare adeguato in base alle preferenze della persona e alla sua storia clinica.”
È ragionevole speculare che, dice Koo, i pazienti potrebbero anche rispondere in modo diverso a diverse strategie alimentari a seconda del sotto-tipo di psoriasi dal quale sono affetti. Riuscire ad individuare la combinazione giusta tra dieta e sotto-tipo di patologia è una delle sfide interessanti per le ricerche future.
“Idealmente, i dati raccolti attraverso questo sondaggio, potrebbero essere usati per sviluppare i rigorosi studi clinici di cui abbiamo bisogno per chiarire in modo esaustivo quale sia la relazione tra regime alimentare e psoriasi.”
Fonte: https://www.psoriasis.org/advance/national-survey-maps-influence-diet-psoriasis